«Responsible Jewellery Council»

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Il «Responsible Jewellery Council» (RJC) è un’organizzazione no profit fondata nel 2005 allo scopo di «promuovere, nel contesto della lavorazione dei gioielli in oro e diamanti, pratiche responsabili da un punto di vista etico, sociale ed ambientale, che rispettino i diritti umani, dall’estrazione alla vendita».

Crediamo sia doveroso cercare di porre sotto controllo tutta la filiera dell’oro, dal momento della sua estrazione (soprattutto) a quello della sua commercializzazione.
Sembrerebbe quasi superfluo affermare che i bambini non debbano essere sfruttati, che l’ambiente debba essere salvaguardato, che i lavoratori debbano ricevere il giusto salario, ma nell’anno di grazia 2013 tutto questo non è scontato e le cronache dei giornali quotidianamente ci danno notizia che così non è.
Cosa possiamo fare noi per cercare di contribuire a sanare questa situazione?
Iscriversi alla RJC e così certificare che operiamo eticamente è forse una piccola cosa, ma importante: se tutti gli operatori, dalla miniera alla gioielleria, fossero coinvolti, e quindi controllati, vorrebbe dire che tutti si starebbero comportando in modo corretto.
Ma come opera la RJC?
Alla società che decide di aderire viene inviato un «Quaderno di Autovalutazione» con il quale capire se il suo modo di operare possa essere in linea con le direttive dell’associazione. Nella seconda fase verso la certificazione, un auditor indipendente di terza parte accreditato dal RJC conduce la «Prova di Verifica» che serve a controllare e ad attestare la valutazione di performance del Membro (ed è basata su colloqui, disamina di documenti, osservazione di attività e condizioni, risultati esistenti di misurazioni e test).

Ma cosa viene soprattutto controllato? Ecco le linee guida:
– Etica del business : «i Membri proibiranno la corruzione in tutte le pratiche aziendali e le transazioni svolte da essi o per loro conto da partner in affari. Essi non offriranno, accetteranno o tollereranno alcun pagamento, dono in natura, spesa o promessa che possa compromettere i principi di concorrenza equa o costituire un tentativo di ottenere o mantenere affari per o con qualsiasi persona; o per influenzare il corso di processi decisionali aziendali o governativi»
– Diritti umani e performance sociale: «i Membri dovranno sempre rispettare i diritti umani fondamentali e la dignità dell’individuo, concordemente con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo»
– Performance ambientale: «i Membri dovranno, dove opportuno, introdurre sistemi operativi e gestionali per limitare gli impatti ambientali negativi delle loro pratiche aziendali».
Superato l’ “esame” l’azienda viene certificata per un periodo di tre anni al termine dei quali tutti i parametri verranno nuovamente controllati.
Diciamo che, fortunatamente, siamo in buona compagnia con questa certificazione, fanno infatti parte del RJC, ad esempio, nel campo dell’oro Argor-Heraeus SA, Johnson Matthey, Pamp SA; nel campo della gioielleria e dell’orologeria Jaeger-LeCoultre, IWC, Bulgari, Cartier, Tiffany & Co.
Ma possiamo sperare domani in un mondo dove non ci sia più bisogno di un «Responsible Jewellery Council»?

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