Oro allocato e no

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Quando decidete di acquistare oro attraverso un «Certificato», il più delle volte tramite una banca, acquistate quasi sempre dell’oro «non allocato», il che vuol dire che state aprendo una linea di credito e null’altro: l’oro non è di vostra proprietà, ma della banca, che non solo può utilizzarlo come meglio le aggrada, ma in caso di fallimento quell’oro sarà venduto e il ricavato andrà ad indennizzare tutti i creditori e non soltanto il “proprietario”.


Ma se è intuibile l’interesse che ha la banca nel vendere oro «non allocato» (è una riserva di liquidità perché può essere facilmente smobilitata), perché un cliente sceglie questa soluzione?
Soprattutto perché non gli viene spiegato correttamente il rischio che può correre e poi perchè il cliente crede, semplicemente, che non ci sia posto più sicuro di una banca per custodire il “suo” oro.
Naturalmente si potrà sempre chiedere la consegna fisica dell’oro una volta che si decida di chiudere il conto, ma a quel punto verrà richiesta una commissione che potrebbe anche essere molto onerosa (nel 2007 la Morgan Stanley è stata condannata per aver fatto pagare ai suoi clienti commissioni di stoccaggio e vendita in realtà mai effettuate, nel 2011 l’UBS è stata rinviata a giudizio per gli stessi, identici motivi).
La seconda possibilità è quella di avere dell’oro «allocato» stipulando un contratto di custodia: in questo caso l’oro è di proprietà esclusiva di chi lo acquista.
Si dovrà però prendere in considerazione il cosiddetto demurrage, ovvero le spese di stoccaggio e quelle di assicurazione dato che questi lingotti sono conservati in caveau di banche all’estero.
Ma se vi venisse qualche dubbio su questo tipo di gestione ecco che vi tirerebbero in ballo la cosiddetta «catena d’integrità». Riportiamo dal sito di un noto venditore: «i lingotti che non vengono custoditi in camere blindate riconosciute, non sono accettati dal mercato professionale, ed è quindi molto difficile rivenderli al prezzo dell’oro ufficiale», e ancora «comprare oro la cui integrità non sia garantita equivale a premi e commissioni molto alti e a difficoltà insormontabili al momento della vendita, se si tenta di vendere al prezzo dell’oro ufficiale». Abbiamo già dedicato un articolo a confutare questa tesi che vorremmo definire “terrorismo psicologico” oltre ad essere destituita di ogni fondamento !
Sono invece evidenti i rischi che si possono correre se non si detiene personalmente il proprio oro: si può andare dal fallimento della banca al cambiamento del sistema economico a livello globale o semplicemente delle regole del contratto con il quale avete acquistato il metallo. Nel 1933 il governo degli Stati Uniti decretò che la detenzione di oro da parte di privati era illegale e chi non lo avesse venduto allo stato (ad un valore prefissato) era punibile con la reclusione (la legge rimase poi in vigore fino al 1975): indovinate che fine fece l’oro che non era nascosto sotto il materasso!
I “vostri” lingotti sono depositati in qualche caveau a New York o a Londra: pensate, in caso di una grave crisi, quella per la quale avete acquistato l’oro che ora vorreste avere a disposizione, o “semplicemente” per il fallimento della banca, che possiate prendere un aereo e andare tranquillamente a bussare alla porta dell’istituto rivendicando la vostra proprietà? Intanto mettetevi in fila con qualche altro migliaio di persone e poi …buona fortuna!

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