L’origine della tradizione del dono delle uova pasquali è da ricercare in tempi molto remoti.
Già i Persiani, ad esempio, erano soliti scambiarsi semplici uova di gallina con l’arrivo della stagione primaverile. L’uovo, infatti, ha sempre rappresentato la nascita, la vita: alcune religioni pagane consideravano cielo e terra i due emisferi di un unico uovo e gli Egizi ne vedevano il centro dell’intero universo.
Nel Medioevo assistiamo alla creazione di vere e proprie uova “gioiello”, c’era l’usanza, tra reali e nobili, di fabbricare uova rivestite di metalli preziosi come argento, platino e oro. Il re d’Inghilterra Edoardo I commissionò, ad esempio, 450 uova rivestire d’oro da donare in occasione della Pasqua.
Anche se il caso più famoso di uova decorate divenute vere e proprie opere d’arte è quello delle uova di Fabergé.
La storia narra che nel 1885 lo zar di Russia Alessandro III commissionò al grande orafo Peter Carl Fabergé un dono molto particolare per la zarina Maria Feodorovna. Quello che a prima vista sembrava un semplice uovo smaltato, era in realtà una vera e propria opera d’arte: un uovo contenente all’interno un tuorlo d’oro che a sua volta racchiudeva una piccola gallina d’oro con nascosti nella pancia una miniatura della corona reale in diamanti e un rubino a forma di uovo. Grazie a questo particolare dono pasquale Fabergé divenne orafo di corte. Questo fu l’inizio della tradizione delle cosiddette “uova imperiali” che continuò anche sotto l’impero di Nicola II terminando nel 1917 con la rivoluzione.
Oggi le uova più usuali sono quelle di cioccolato, diventate comuni nell’ultimo secolo, ma per chi si sentisse ancora legato alle tradizioni preziose di questo dono, il maitre chocolatier Guido Gobino può aiutarvi.
Sue, infatti, sono le uova ricoperte di polvere d’oro e cristalli Swarovski realizzate in 100 pezzi e vendute solo nelle sue boutique di Milano e Torino. La sorpresa non sarà regale come per le uova Fabergé ma sempre di Swarovski si tratta.
Il prezzo, ovviamente, e’ su richiesta.
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