Naturalmente per qualcuno che riuscì a mettere le mani su un buon filone furono molti di più quelli che presto abbandonarono per sempre il piccone, altri invece si spostavano in sempre nuovi territori alla ricerca di altri giacimenti.
Già, ma come veniva estratto l’oro? Dapprima bastava raschiare la terra in superficie e così raccogliere la polvere d’oro. Poi si passò dalle “miniere asciutte” (i letti di vecchi fiumi) alle “miniere bagnate” dove si iniziò ad adoperare quella che l’iconografia associa indissolubilmente al cercatore d’oro, la «teglia da lavaggio» (la padella) con la quale si lavava la ghiaia. Ed era davvero un duro lavoro rimanere immersi con i piedi tutto il giorno nell’acqua gelida mentre un sole cocente ti bruciava la pelle. Poi venne inventata la «culla», un recipiente rettangolare montato su di un dondolo, svolgeva lo stessa funzione della teglia, ma faceva il lavoro di tre persone. Presto ci si rese conto che si dovevano unire gli sforzi se si volevano ottenere maggiori risultati e così si formarono le cosiddette «Compagnie dei fiumi» per, ad esempio, costruire una diga, per deviare il corso di un fiume e poter così esplorare il suo letto, oppure per scavare delle gallerie, così come occorreva un gruppo di uomini per poter far funzionare il «long tom», l’evoluzione della «culla»: due casse lunghe quattro metri (ma si arrivò sino 30m.) poste una sull’altra dove si faceva scorrere l’acqua, opportunamente incanalata, a volte da chilometri di distanza, filtrando in questo modo la ghiaia. Di passo in passo il lavoro del singolo minatore lasciò il posto a società che investivano capitali (un cittadino della costa est poteva tranquillamente acquistare lotti dei giacimenti, anche se, spesso, veniva truffato con la vendita di filoni ormai esauriti o, nel migliore dei casi, neppure esplorati).
I minatori in cerca di fortuna si spostavano da un territorio all’altro appena giungeva voce di una nuova scoperta: «Victoria, un pacifico villaggio canadese di 800 abitanti, venne trasformato nel giro di due mesi in una rumorosa metropoli di 20.000 giocatori, svaligiatori, imbroglioni, ladri, ubriaconi e delinquenti».
Poi, un po’ alla volta, la grande febbre scemò, ma l’enorme afflusso di persone in lande prima deserte portò alla nascita di nuovi territori (Colorado nel 1861, Idaho nel 1863, Montana nel 1864 ad esempio) trasformatisi poi negli attuali stati: la storia della grande corsa all’oro è la storia stessa degli Stati Uniti d’America.
Tutti i riferimenti sono tratti dal libro di Ray Allen Billington «Storia della conquista del West», edizioni Odoya srl, Bologna 2009.
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