La FED (o per meglio dire il FOMC- Federal Open Market Committee) guidata dalla Signora Yellen quasi all’unanimità (9 voti su 10) non ha alzato i tassi d’interesse, fermi ormai dal 2006, come molti si aspettavano (addirittura alcuni hanno invitano la banca centrale americana non solo a escludere una stretta, ma a ipotizzare un quarto round di quantative easing, terminato nell’ottobre del 2014).
Qualcuno ha parlato di «sovranità limitata» e non ha tutti i torti perché la FED non può limitarsi a guardare in casa propria, ma deve anche valutare quali conseguenze avranno le sue decisioni sul resto del mondo: i cosiddetti paesi emergenti (i Brics), ad esempio, sono indebitati in dollari ed un rialzo dei tassi d’interesse sarebbe un duro colpo per le loro economie, non particolarmente floride al momento (in special modo quelle del Brasile) e, di riflesso, per tutte le economie.
Ma è un altro ben più grande problema condiziona le scelte della FED: la Cina.
La Cina ha riserve in titoli americani pari a quasi 2500 miliardi di dollari e questa è un’enorme arma di pressione che la FED non può sottovalutare e che le lega in qualche modo le mani.
Ma così come condiziona i mercati finanziari la Cina condiziona anche quello dell’oro, essenzialmente con la mancanza di trasparenza sulle sue riserve auree.
Come avevamo già scritto a luglio «La Cina ha comunicato, dopo sei anni, l’ammontare delle sue riserve auree, ovvero 1658 tonnellate, la metà di quanto però era stimato dagli analisti, tanto da far dubitare a molti che il dato sia veritiero».
Facciamo due semplici conti: la Cina è il paese che estrae la maggior quantità di oro al mondo, si stima la cifra di 2000 tonnellate dal 2009 ad oggi, non solo, ma continua ad importarne (circa 3000 tonnellate da Hong Kong nello stesso periodo), quindi come può essere veritiera la cifra comunicata ufficialmente? Una stima londinese parla allora di quasi 10.000 tonnellate d’oro giacenti nelle casse cinesi. Ma la Cina non lo dice per non destabilizzare il mercato.
In questa situazione ogni piccolo problema cinese diventa un enorme problema per gli altri paesi.
La svalutazione dello Yuan e le astronomiche perdite registratesi sulla borsa cinese sono forse le prime avvisaglie di una crisi che potrebbe travolgere tutto e tutti?
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