La «Città d’oro»

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Le attuali notizie di cronaca che arrivano dal Mali ci danno lo spunto per parlare di un luogo passato alla storia come la «Città d’oro»: Timbuctu.
Fondata dai tuareg alla fine del XII sec., là dove si incontravano le piroghe che navigavano sul Niger e le carovane di dromedari che attraversavano il Sahara, la città divenne nota in occidente solo nel 1324 quando l’imperatore Mansa Musa si recò in pellegrinaggio a La Mecca: centinaia di dromedari trasportavano le 8000 persone del seguito ed almeno 2 tonnellate d’oro.


Si dice che ne distribuì talmente tanto che in Egitto provocò un’inflazione che durò 12 anni !
Ma da dove arrivava tutto quell’oro? Dalle miniere vicino a Djenne, dove ancora oggi centinaia di persone scavano gallerie nella speranza di trovarne ancora. Da qui veniva trasportato più a nord, a Koufara, dove veniva lavorato nei, si racconta, oltre 1400 laboratori orafi dall’etnia Numu ed infine giungeva a Timbuctu.
E poi che fine faceva? La maggior parte veniva scambiato con il sale che all’epoca aveva lo stesso valore dell’oro.
Una rivista americana ha pensato bene di calcolare quali siano stati gli uomini più ricchi del mondo nell’ultimo millennio, ebbene Mansa Musa si piazza al primo posto con un patrimonio stimato attorno ai 400 miliardi di dollari attuali (per la cronaca: seconda è la famiglia Rothschild con 350 miliardi e terzo J. Rockfeller con 340) !
Ma Mansa Musa promosse anche la cultura: a Timbunctu vi erano almeno 180 scuole coraniche con 25.000 studenti che la resero famosa in tutto il mondo arabo.
I regnanti successivi non furono alla sua altezza e quando, nel 1591, il re del Marocco Ahmed el-Mansour (il Vittorioso) pensò bene di impossessarsi di tutte queste ricchezze, per l’impero del Mali iniziò il declino.
Ma intanto in occidente era nata la leggenda della “mitica Timbuctu”, la «Città d’oro».
E se nel 1630 il cronista Abderhaman Sadi poteva ancora definirla «Città squisita, pura, deliziosa, illustre. Città benedetta, prosperosa, animata», nel 1828 René Caillé, il primo europeo che ci lascia una descrizione della città, la definisce «triste, dove non si sente mai il canto degli uccelli».
Ma oggi, come allora, la vera, inestimabile ricchezza di Timbuctu sono i libri, decine di migliaia di testi, risalenti anche al XIII sec. sono custoditi dagli abitanti nelle loro case. Solo nel «Centro di Documentazione Ahmed Baba» ne sono conservati oltre 15000. O forse, purtroppo, bisognerebbe dire «erano conservati» dato che gli integralisti nella loro ritirata pare li abbiano tutti bruciati.
Timbuctu è «Patrimonio dell’ Umanità» dell’Unesco dal 1988.

 

Mansa Musa raffigurato su una mappa del 1375 con una grossa pepita in mano.

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by TriplaW
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