Il dollaro divenne l’unità monetaria degli Stati Uniti d’America il 6 luglio del 1785.
Alcune curiosità:
– il nome deriva da tallero, antica moneta tedesca
– fu la prima volta che venne scelto il sistema decimale per una valuta
– indipendentemente dal valore tutte le banconote hanno le stesse dimensioni
– molto si è scritto a proposito dei simboli presenti sulle banconote, da tanti considerati di origine massonica
– il verde è il colore che lo ha sempre contraddistinto fin da quando venne emesso, dal 2003 sono stati invece stampati i primi dollari colorati per cercare di contrastarne la contraffazione.
Ma perché il dollaro, nel bene e nel male, continua a condizionare i mercati?
La risposta è semplice: gli Stati Uniti sono sempre stati il motore dell’economia mondiale e rivestono un ruolo predominante in campo militare e scientifico, oltre a dettare le “mode” che hanno caratterizzato tutto il XX sec. (che infatti è stato definito «il secolo americano»).
Il dollaro si è guadagnato il ruolo di moneta di riserva e di mezzo di pagamento internazionale per eccellenza: in dollari sono gestite le transazioni creditorie e debitorie internazionali, i crediti e i debiti verso l’estero delle banche centrali e la gran parte delle loro riserve, la quasi totalità dei prezzi delle materie prime e in particolare quello dell’oro e del petrolio.
Naturalmente il dollaro ha avuto i suoi alti e bassi.
Nel 1929 anni di euforia speculativa causarono il crollo di Wall Street ed ebbe così inizio la «Grande Depressione» («The Big Crash») che mise in ginocchio gli Stati Uniti (una crisi che coinvolse anche moltissimi altri paesi naturalmente); nel 1934 il dollaro venne fortemente svalutato. Il presidente Roosvelt mise allora mano ad una serie di riforme economiche e sociali («New Deal») che rimisero in piedi un paese sull’orlo del tracollo.
Al tavolo della conferenza di Bretton Woods (1944) si siedono gli Stati Uniti, con un’economia in piena espansione, e paesi fiaccati dalla guerra, era naturale che nel nuovo sistema monetario internazionale che nasce allora il dollaro rivesta un ruolo predominante. Tutti i paesi dovevano fissare il loro tasso di cambio rispetto al dollaro che così diventa la principale valuta di riserva.
Fu in quella occasione che venne fissata la convertibilità dei dollari in oro (35 dollari per oncia): in quel momento gli Stati Uniti detenevano quasi il 70% delle riserve auree mondiali.
Con la sua ricchezza di materie prime e tecnologie all’avanguardia sembrava che l’America non avrebbe mai avuto problemi nel continuare ad esportare beni e dollari garantendosi così un duraturo surplus commerciale.
Ma negli anni sessanta i primi nodi vengono al pettine, gli USA stanno uscendo indeboliti dalla guerra del Vietnam e l’enorme massa di cartamoneta circolante non permette più il cambio con l’oro. Nel 1971, il 15 agosto, l’amministrazione Nixon si vede costretta a porre fine alla convertibilità e a svalutare il dollaro (del 10%).
Le cose peggiorano nel corso degli anni ’80, poi, sotto Jimmy Carter (’77-’81), sale alla presidenza della Federal Reserve Paul Volker che con una rigida politica monetaria, continuata anche sotto Reagan (’81-’89), mette finalmente sotto controllo l’inflazione (era al 13,5% nel 1981) ed il dollaro torna a volare (nel 1980 ci volevano 840 lire per un dollaro e ben 1900 nell’85!) tanto che alla fine dell’85 ci sono i cosiddetti «Accordi del Plaza» per cercare di “raffreddare” il biglietto verde.
Nel 1999, alla nascita della moneta unica europea, il dollaro vale 1,16 contro euro, l’anno seguente raggiunge il suo valore più alto quando viene scambiato a 0,82 facendo intervenire la BCE e la FED; poi, progressivamente, inizia la discesa e quando scoppia nel 2008 lo scandalo dei mutui subprime tocca il suo record negativo a 1,60 (15 luglio).
Oggi si aggira abbastanza stabilmente attorno a 1,30/1,40 e non sembra che, a breve, la tendenza possa modificarsi: la Cina manovra perché il dollaro venga scalzato da quella posizione di predominio che ha sempre rivestito e si parla sempre di più di aeree (americhe, Europa ed Asia) ognuna con la sua moneta di riferimento (dollaro, euro e yuan).
Comunque finirà resta famosa la frase pronunciata dal Segretario al Tesoro USA John Connally che, nel 1971, disse: «Il dollaro è la nostra moneta, ma è il vostro problema».
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