Approfittiamo della riunione del G-8 tenutasi pochi giorni fa a Camp David negli Stati Uniti per cercare di capire cosa si cela dietro tutte queste sigle.
G vuol dire «gruppo» e le cifre stanno ad indicare il numero dei paesi membri.
La nascita dei vari gruppi non segue quasi mai l’ordine numerico perché non sono sempre il naturale ampliamento del precedente, ma rappresentano realtà diverse ed alcuni gruppi continuano ad esistere e a riunirsi indipendentemente dagli altri (il G-8 ad esempio) pur facendo parte di gruppi più grandi.
Iniziamo con il G-2 con il quale negli anni ’80 si indicavano i contatti al vertice tra Usa e Giappone.
Poi abbiamo il G-5 formato da Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa, considerati i paesi emergenti nel campo economico mondiale.
E c’è anche un G-6 ad indicare i maggiori paesi dell’Unione Europea, ovvero Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e, dal 2006, la Polonia.
Ma passiamo ai G che i più conoscono.
L’idea di un forum tra i paesi maggiormente industrializzati iniziò a farsi strada nel 1973 in seguito alla crisi petrolifera di quell’anno: Germania, Regno Unito, Giappone e Stati Uniti formarono allora il G-5.
Ma già alla prima riunione ufficiale, nel 1975, partecipò anche l’Italia a creare così il G-6.
Nel 1976 la famiglia si allarga al Canada e nasce il G-7.
Nel 1997 è la volta del G-8 con l’ingresso della Russia.
L’Italia ha ospitato diverse volte le riunioni del G-8: Venezia nel 1980 e ancora nel 1987, Napoli nel 1994, Genova nel 2001 e l’Aquila nel 2009. La prossima si terrà nel nostro paese nel 2017.
Abitualmente si tengono anche delle riunioni del G-8 su temi specifici, ovvero ambiente, lavoro, finanze ecc. Fino al 2008 partecipavano i ministri delle finanze, da quella data i paesi sono rappresentati dai primi ministri o dai presidenti.
Poi, nel 2005, durante i lavori del G-8, vennero invitati a partecipare i paesi del G-5, scelta confermata nel 2007 e, con l’aggiunta dell’Egitto nel 2008, assistiamo così alla nascita del G-14.
Ma già nel 1999, dopo una serie di crisi finanziarie, si formò il G-20; in teoria i paesi sarebbero 23, ma alcuni partecipano solo saltuariamente.
Il G-20 raggruppa più del 60% della popolazione mondiale ed il 90% del PIL mondiale: a questo punto sarà difficile vedere un numero G ancora più grande!
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