Abbiamo accennato nel precedente articolo alle accuse che vengono mosse alle agenzie di rating, vogliamo spiegare adesso perché sono comunque così importanti.
Il rating è la valutazione del rischio creditizio, stabilisce cioè quale sia il grado di rischio che si corre con un determinato investimento, in parole povere quante siano le probabilità che il capitale investito non venga più restituito.
Tenendoci alle classi di «Standard & Poor’s» (ma quelle delle altre agenzie non sono molto dissimili), si passa da «AAA», ad indicare la massima sicurezza, per arrivare fino a «BBB» con le quali si indica una situazione ancora soddisfacente, ma da «BB» scendendo fino a «D» i rischi sono sempre più elevati.
Questo per quanto riguarda il rating a lungo termine, c’è poi il rating a breve termine, che considera la solvibilità a 12 mesi, che va da «A1» a «D» (default).
Ma cosa comporta per la società emettitrice una valutazione piuttosto che un’altra?
Significa, per cercare di rendere ancora appetibili i propri titoli, aumentare la remunerazione degli stessi (in pratica dovrà offrire un interesse maggiore per avere in prestito i medesimi soldi). Ma la cosa grave è che ciò attira gli speculatori ed allontana invece gli investitori che porteranno altrove il loro denaro togliendo risorse proprio nel momento in cui più servirebbero. Nel caso della Grecia, la valutazione negativa data dalle agenzie di rating, nonostante gli aiuti della comunità europea, sta rischiando di mandare in bancarotta lo stato.
Non solo, ma questi declassamenti vanno a colpire tutti i paesi, anche quelli in tripla A, perché possedendo titoli di tutti i paesi quando qualcuno di questi perde di valore ne risente la loro stessa economia.
C’è da dire inoltre che le valutazioni spesso si autoavverano, nel senso che basta un “rumor” per far scendere una quotazione confermando così il “rumor” stesso: quando «Moody’s» ha dichiarato di aver messo sotto osservazione 16 banche italiane, i titoli di queste hanno subito perso in borsa solo per la ventilata possibilità di un declassamento.
Il principio della valutazione è sacrosanto perché altrimenti non si avrebbe un metro di giudizio da utilizzare, il punto è come viene elaborato questo giudizio, se cioè è frutto di accurate indagini o se, nell’interesse di qualcuno, i voti vengano alzati od abbassati a seconda delle circostanze.
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