Dopo aver sfiorato i 1400 $/oz l’oro ha iniziato una lenta, ma costante discesa che lo ha portato appena sotto i 1300 $/oz. Molto hanno inciso le prese di profitto di diversi operatori, ma la febbre dell’oro non sembra essere venuta meno.
L’India ha annunciato una riduzione dei tassi che avevano pesantemente limitato le importazioni del metallo giallo, si prevede ora che gli acquisti possano tornare a toccare le 40 tonnellate mensili (contro le 20 di febbraio e le 70 di prima dei vincoli all’importazione). Una decisione presa forse anche per contrastare il contrabbando per il quale si sono moltiplicati i sequestri di metallo: una stima parla di 100/200 tonnellate di oro importato illegalmente annualmente.
Anche ad Hong Kong la corsa dell’oro non conosce soste: 110 le tonnellate vendute a febbraio contro le 87 di gennaio.
Intanto l’Iraq ha fatto il più grande acquisto di oro degli ultimi tre anni da parte di una banca centrale: 36 tonnellate che la portano quasi a raddoppiare le sue riserve auree.
Tutto ciò dovrebbe spingere in alto il prezzo dell’oro, c’è da segnalare però che sia in America che in Cina sono aumentati i tassi d’interesse e questo va contro l’appeal del metallo giallo.
In Sudafrica da nove settimane sono in corso scioperi nelle miniere di platino per ottenere aumenti salariali, le perdite vengono stimate in un miliardo di dollari.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1325,78 lunedì 24 e la minima di 1287,89 venerdì 28; il dollaro è stato scambiato a 1,3867 lunedì 24 e a 1,3708 venerdì 28.
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