Dopo la comunicazione, venerdì 8, dei dati macroeconomici USA il metallo giallo ha iniziato a perdere posizioni assestandosi poi attorno ai 1285 $/oz. Subito sono tornati alla carica gli analisti delle previsioni estreme che hanno iniziato a parlare di quotazioni sotto i 1000 $/oz (e magari sono gli stessi che qualche mese fa pronosticavano i prezzi a 5000 $/oz!).
Comunque a tenere banco, e ad influenzare il prezzo dell’oro (qualsiasi segnale di una riduzione del programma di quantitative easing è ribassista per l’oro) è sempre il cambio di politica monetaria della FED. Si dava ormai per scontato che il tapering sarebbe iniziato a marzo, poi un suo membro ha ipotizzato già dicembre, ma all’audizione al Congresso il prossimo segretario, Jannet Yellen, ha difeso l’attuale linea di QE e l’oro rimane così in mezzo al guado.
Nel suo ultimo rapporto il WGC sostiene che Asia e Medio Oriente dominano il mercato dell’oro con quasi il 70% mentre l’Europa si è ridotta ad un misero 8%. Una forbice che si sta sempre più allargando se è vero che, negli ultimi dodici mesi, la richiesta in Cina è aumentata del 30%, in Medio Oriente del 25%, in India del 24% mentre in Europa è scesa dell’11%.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1266,27 martedì 12 e la massima di 1291,71 giovedì 14; il dollaro è stato scambiato a 1,3349 lunedì 11 e a 1,3508 venerdì 15.
Ultimi Commenti