Riunione della BCE la scorsa settimana, il comunicato finale afferma che gli ultimi dati «suggeriscono che l’attività economica dovrebbe cominciare a stabilizzarsi nella prima parte dell’anno» e «nel secondo semestre dovrebbe iniziare a manifestarsi una graduale ripresa». Rimaniamo in attesa.
Qualche timido segnale di ripresa si sta sicuramente registrando negli Stati Uniti: le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1%, in calo anche il numero dei disoccupati che sono al 7,7% contro il precedente 7,9% (ricordiamo che la FED continuerà ad immettere liquidità fino a quando la disoccupazione non sarà scesa al 6,5%).
Forse per questo motivo le borse stanno correndo: il Dow Jones è al suo record storico e l’ S&P500 al massimo da cinque anni a questa parte. Ma il debito pubblico USA viaggia attorno ai 1000 miliardi di dollari l’anno (raggiungendo ormai l’incredibile cifra di 58.000 miliardi), c’è quindi, secondo alcuni, la possibilità di altre bolle che potrebbero scoppiare.
Intanto i privati non stanno con le mani in mano, secondo i dati diffusi dalla zecca degli Stati Uniti, la vendita di monete d’argento Eagle sono raddoppiate nel mese di febbraio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
La «Commodity Futures Trading Commission» americana sta intanto valutando l’ipotesi che il fixing dell’oro che si tiene a Londra possa essere soggetto a manipolazioni e non riflettere l’effettivo valore di mercato del metallo.
Il supporto è stimato a 1550 $/oz mentre la resistenza è data a 1620 $/oz.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1578,78 lunedì 11 e la massima di 1598,95 venerdì 15; il dollaro è stato scambiato a 1,2916 giovedì 14 e a 1,3097 venerdì 15.
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