L’oro guadagna posizioni riscoprendosi “bene rifugio” dopo gli allarmi lanciati riguardo la crisi dei cosiddetti «paesi emergenti». In settimana i mercati finanziari hanno subito forti perdite (la borsa di Tokio ha fatto segnare un -4,18%, Milano con -2,63% è stata la peggiore in Europa) per i timori legati all’ennesima bolla che potrebbe scoppiare. E se dovesse succedere ciò avrebbe sicuramente effetti devastanti anche per noi.
Le valute dei cosiddetti «pigs» si stanno rapidamente svalutando (-4,5% mediamente), ma segnali poco incoraggianti arrivano anche da Cina e Usa: in entrambi i paesi l’indice manifatturiero è in calo.
Si attendevano poi nella giornata di venerdì i dati sui «non farm payrolls» USA, ma i nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo che si pensava potessero essere saliti a 180.000 si sono invece fermati a 113.000.
E’ vero che il tasso di disoccupazione è sceso al 6,6% (dal 6,7) e che il 6,5 era l’obiettivo che si era prefissato la FED per rallentare la manovra di QE, ma molte voci si stanno già alzando per chiedere una sospensione del tapering.
Le quotazioni dell’oro rimangono per ora comprese nel range 1250/1270 $/oz: il supporto in questo momento è indicato a 1240 e la resistenza a 1280 $/oz.
Ad una precisa domanda il governatore della Banca d’Italia, Visco, ha detto che l’oro delle nostre riserve è depositato in via Nazionale, in Svizzera, in Gran Bretagna e presso la FED. Che ne dite, proviamo a farcelo restituire?
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1242,20 lunedì 03 e la massima di 1275,25 venerdì 07; il dollaro è stato scambiato a 1,3481 lunedì 03 e a 1,3639 venerdì 07.
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