L’oro sembra testare ancora una volta la resistenza posta a 1480 $/oz, ma senza mai riuscire ad assestarsi oltre questa quotazione. Sembra però, a questo punto, improbabile una sua discesa verso il supporto posto a 1440 $/oz.
Ancora qualche giorno fa qualcuno pronosticava ormai i 1000 $/oz, ma non teneva conto di una cosa: i costi di estrazione ormai si aggirano su quella cifra, se non di più, il che vorrebbe dire la chiusura di molte miniere, quindi la diminuzione dell’offerta e di conseguenza un rialzo del prezzo.
La decisione, «a sostegno della ripresa», della BCE di giovedì di abbassare il tasso dallo 0,75% allo 0,50% (l’ultimo intervento era stato a luglio 2012) scendendo così al minimo storico in Europa, ha fatto guadagnare all’oro un 10 $ all’oncia quando ormai aveva toccato il minimo della settimana. Le banche ringraziano per la liquidità illimitata loro concessa, ma la BCE invece di “auspicare” che in questo modo vengano concessi più facilmente prestiti a privati ed imprese, avrebbe dovuto concedere i soldi vincolandoli a quello scopo.
Sempre più voci stanno confermando che la caduta del prezzo dell’oro sia stata una decisione presa a tavolino dalla FED in accordo con le banche centrali per scoraggiare ulteriori investimenti sul metallo giallo, ma, per quanto riguarda i privati, la mossa ha ottenuto l’effetto opposto.
Gli investitori privati infatti hanno subito approfittato della quotazione favorevole per fare acquisti: ad Hong Kong hanno alzato il prezzo di 10$ all’oncia data l’enorme richiesta; la zecca austriaca ha detto di aver venduto 10 volte la quantità normale di monete d’oro (le Philarmonic); quella americana ha reso noto che la vendita delle American Eagle ha toccato il massimo da tre anni a questa parte.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1454,72 giovedì 02, la massima di 1483,85 venerdì 03; il dollaro è stato scambiato a 1,3198 giovedì 02 e a 1,3039 venerdì 03.
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