Rimane invalicabile il limite dei 1700 $/oz mentre una discesa sotto i 1650 $/oz potrebbe innescare un’ulteriore caduta del prezzo del metallo giallo.
Come avevamo anticipato, l’India ha aumentato le tasse sull’import di oro, passando dal 4 al 6%, nel tentativo di porre un freno al deficit commerciale del paese che, secondo alcuni, in larga parte è proprio dovuto all’importazione del metallo giallo.
Naturalmente questo potrebbe incidere sulle vendite e dato che l’India è il primo consumatore di oro al mondo la cosa potrebbe riflettersi sulle quotazioni.
Ma dal Giappone arriva invece la notizia che i fondi pensione sono decisi a puntare sull’oro raddoppiando i loro investimenti nei prossimi due anni.
Intanto negli USA pare ormai certo che questo gennaio verrà ricordato come il mese in cui è stato venduto il maggior numero di monete d’oro e d’argento nella sua storia (mentre le vendite nel 2012 erano state del 25% inferiori all’anno precedente). Forse perché Bernanke non ha più parlato di un’interruzione del programma di QE e ha espresso timori sulla tenuta economica degli States: in caso di mancato accordo nelle trattative in corso sull’innalzamento del tetto del debito USA (16,4 miliardi di dollari), si potrebbe arrivare al default dello stato.
E qualcuno ha sollevato dubbi sul rientro dell’oro tedesco, secondo un comunicato ufficiale il trasferimento dei lingotti sarà completato nel 2020: 7 anni per coprire poche ore di volo da N.Y. e da Parigi?
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1696,23 martedì 22 e la minima di 1659,08 venerdì 25; il dollaro è stato scambiato a 1,3272 mercoledì 23 e a 1,3465 venerdì 25.
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