Per l’ennesima settimana i mercati finanziari e, di conseguenza, le quotazioni dell’oro hanno subito andamenti altalenanti.
Nel primo caso hanno inciso negativamente alcuni dati: le esportazioni giapponesi inferiori alle previsioni, il mercato delle auto al collasso, l’abbassamento del rating per alcuni paesi (Bulgaria, ma anche la Russia), le nuove turbolenze argentine e così via pescando a caso nel mucchio delle brutte notizie.
Il prezzo in dollari/oncia dell’oro è passato dagli 809 del giorno 20 ai 687 del 24, mentre il dollaro ha toccato il minimo a 1,3526 sempre il 20 ed il massimo il 24 a 1,2522.
Il dollaro recupera posizioni e questo per due motivi: primo perché, alla fin fine, Wall Street ha perso meno delle borse europee e poi perché è diffusa la convenzione che se la crisi è partita dagli Stati Uniti questi saranno anche i primi a rimettersi in piedi.
E intanto l’oro continua a salire e a scendere, a beneficio degli speculatori, ma a danno di chi con l’oro ci lavora tutti i giorni; si è sempre detto: alto o basso non importa, l’importante è che il prezzo sia stabile. Esattamente il contrario di quello che sta accadendo ora.
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