L’ipotesi di un prelievo forzato sui conti correnti ha spaventato i cittadini di Cipro, ma anche i mercati che hanno aperto la scorsa settimana con forti perdite. Il timore era, ed è, che la misura possa divenire prassi in futuri interventi nei paesi dell’area euro.
Ricordiamo che noi italiani siamo già stati soggetti di una simile rapina: era il luglio del 1992 e Amato prelevò in una notte il 6 per mille dei nostri conti correnti. Il bottino fruttò quasi 12.000 miliardi di vecchie lire. In quella occasione venne anche varata una tassa sulla casa che avrebbe dovuto essere una tantum e che invece si trasformò poi nella famigerata ICI. Insomma, i precedenti non sono molto incoraggianti.
E così l’euro ha perso posizioni scendendo sotto l’1,30 mentre l’oro è tornato sopra i 1600 $/oz dopo quasi un mese. Poi nel fine settimana è stato raggiunto un accordo (che ha fatto un po’ rifiatare l’euro), ma a quale prezzo? Il problema è che a pagare saranno i cittadini che hanno sempre pagato le tasse mentre i veri responsabili del disastro si salveranno, come sempre.
Mercoledì si è tenuta una nuova riunione della FED che ha confermato una moderata ripresa negli USA, ma anche che ci sono ancora rischi per l’economia, quindi è stato deciso che rimangano invariati i tassi d’interesse e che continui il piano di sostegno all’economia attraverso l’acquisto di titoli di stato.
Migliaia di cittadini hanno firmato la petizione «Salvate l’oro della Svizzera» con la quale si chiede il rientro dell’oro depositato all’estero (quasi metà del metallo della BNS si trova negli Stato Uniti).
Una banca d’affari francese prevede che le quotazioni dell’oro scendano verso fine anno attorno ai 1400 $/oz, contro una stima precedente di 1700 $/oz.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1597,60 lunedì 18 e la massima di 1616,35 venerdì 22; il dollaro è stato scambiato a 1,2855 martedì 19 e a 1,3002 venerdì 22.
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