Settimana scorsa l’oro è sceso sotto i 1400 $/oz, soprattutto a causa dell’apprezzamento del dollaro al massimo da 10 mesi a questa parte.
Intanto la Francia è ufficialmente in recessione e la Germania cresce meno del previsto, ma evidentemente sta aumentando la propensione al rischio da parte degli investitori che non vedono più nell’oro il classico bene rifugio e che scommettono anche sulla fine delle politiche monetarie in corso.
Ma quanto oro fisico è rimasto nei caveau delle banche? Ci sono voci a questo proposito che sostengono che ne sia rimasto davvero poco, quantomeno non in quantità sufficiente ad onorare i contratti in scadenza.
Le scorte di Jp Morgan sarebbero scese da 2,4 milioni di once a sole 160mila e pare che la Abn Amro abbia già comunicato ai suoi clienti che i futures saranno pagati in contanti e non in oro fisico.
Cosa sta succedendo? Che sempre più oro viene ritirato dai clienti invece di lasciarlo nella banche e, se è vero quello che sostiene qualcuno, e cioè che il rapporto tra oro “di carta” e oro fisico è di 130 a 1, si può ben comprendere che il coperchio della pentola potrebbe saltare da un momento all’altro.
Di fronte alla corsa all’oro scoppiata in India (+ 138% le importazioni di metallo lo scorso mese) la banca indiana ha posto pesanti restrizioni per cercare di frenare il deficit commerciale venutosi a creare. Nei primi tre mesi di quest’anno la domanda di oro da parte della Cina, secondo un rapporto del WGC, ha superato quella dell’India diventando così il primo mercato al mondo.
Sempre secondo il WGC la richiesta del settore orafo, a livello mondiale, in questi tre mesi, è salita del 12% e la domanda di lingotti e monete del 10%.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1441,83 martedì 14 e la minima di 1355,80 venerdì 17; il dollaro è stato scambiato a 1,3024 martedì 14 e a 1,2806 venerdì 17.
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