“Eppur si muove”: in questi ultimi giorni i segnali positivi ricorrono sempre più frequentemente, i dati sulle esportazioni globali e la produzione industriale continuano a mostrare un miglioramento.
La ripresa (passateci il termine) economica questa volta è targata Asia, è infatti l’area del Pacifico a caratterizzare i mercati (Thailandia ed Indonesia +10%, solo per citare due paesi), una tendenza che ha interessato, per forza di cose, il prezzo del petrolio, passato in poco più di un mese dai 45 ai 70 dollari il barile.
Ma anche negli States qualcosa si muove, l’andamento dell’indice S&P 500, il principale indicatore della borsa americana, è infatti caratterizzato da un trend rialzista.
Naturalmente non è il caso di abbandonarsi all’euforia, anche se è innegabile che siamo in presenza di segnali positivi, è anche vero che questa è una fase di passaggio estremamente delicata in cui tutto può ancora succedere, senza dimenticarci che l’inversione di tendenza riguarda qualche settore, ma non tutti.
L’oro, in dollari/oncia, ha toccato il minimo a 939,35 venerdì 12 il ed il massimo a 965,30 mercoledì 10; il dollaro (dato da tutti ancora in ribasso) è stato scambiato a 1,3815 lunedì 8 ed a 1,4145 mercoledì 10.
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