La scorsa settimana si è aperta con l’ennesimo tonfo delle borse (-5% Milano, la peggiore in Europa), un «Lunedì nero», un altro di una lunga serie, e ancora martedì, poi mercoledì, a dimostrazione di un mercato drogato, il balzo in su, poi giovedì ancora giù e venerdì di nuovo su.
Lo spread è arrivato a superare i 165 punti e non si capisce perché dato che pure la Germania arranca: in borsa anche le loro banche hanno fatto segnalare perdite (specialmente la Deutsche Bank perché, stando ai rumors, avrebbe difficoltà a rimborsare le cedole sui bond. La banca ha perso dall’inizio dell’anno quasi il 40%!), mentre il rilevamento mensile della produzione industriale ha fatto segnare un -1,2% contro il + 0,4 previsto (- 0,1% il precedente).
E la presidente della FED, Yellen, parlando al Senato degli Stati Uniti mercoledì scorso, ha accennato a possibili rischi per la crescita: di fatto si allontana la possibilità di un rialzo dei tassi. E alcuni danno un 30% di possibilità che gli USA entrino in recessione entro il 2017.
E così l’oro è arrivato a superare i 1250 $/oz.
E se il valore non è salito ulteriormente è stato perché in Cina i mercati sono rimasti chiusi tutta la settimana per le feste del capodanno, anche se il marcato cinese ha perso un po’ di smalto ultimamente.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1165,21 lunedì 08 e la massima di 1254,77 giovedì 11; il dollaro è stato scambiato a 1,1093 lunedì 08 e a 1,1366 giovedì 11.
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