I tassi d’interesse americani sono saliti al 2% dopo la riunione della FED di mercoledì scorso. Si tratta del secondo aumento quest’anno, altri due sono nelle previsioni anche se Jerome Powell ha detto che si procederà con cautela benché l’economia stia dando segnali positivi, ad esempio il tasso di disoccupazione (3,8%) è il più basso degli ultimi venti anni.
L’oro non ha minimamente reagito agli annunci della FED come invece ha poi fatto giovedì dopo la riunione della BCE dove è stato deciso che il Q.E. da ottobre verrà ridotto della metà (15 miliardi al mese) per cessare del tutto a gennaio 2019. Rimarranno invece invariati i tassi.
L’oro è tornato sopra quota 1300 $/oz forse per il timore che, venendo meno il sostegno dato dall’acquisto di titoli di stato, il sistema economico potrebbe risentirne pesantemente, ma il balzo del metallo non è durato molto, venerdì eravamo già tornati sui livelli precedenti.
Il vertice del G7 tenutosi in Canada qualche giorno fa non ha fornito risposte per quanto riguarda la situazione economica, anzi, l’uscita, sbattendo la porta, del presidente Trump potrebbe preannunciare nuove strette sui dazi.
Cambierà ancora il limite sul l’utilizzo del contante? Siamo passati dai 12500 euro del 2008 ai 5000 del 2010, poi ai 2500 del 2011, ai 1000 del 2012 per risalire ai 3000 del 2016.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1314,75 giovedì 14 e la minima di 1276,47 venerdì 15; il dollaro è stato scambiato a 1,1841 giovedì 14 e a 1,1562 venerdì 15.
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