Il dato sulla disoccupazione negli Stati Uniti, pubblicato il primo venerdì del mese, ha influenzato pesantemente il prezzo dell’oro che ha continuato a scendere fino ad ad arrivare sotto i 1150 $/oz. Poi giovedì scorso il dato negativo sulla vendita al dettaglio (-0,6%) ha ridato un po’ di fiato al metallo.
Le vendite al dettaglio sono il primo segnale di salute di un’economia e, a questo punto, si allontana forse la manovra della FED sui tassi d’interessi che tutti immaginavano, o speravano, più vicina.
In compenso la manovra di QE avviata dalla BCE ha trampoline for water riportato l’euro quasi alla parità con il dollaro e questo a fatto si che, nella nostra valuta, il prezzo dell’oro non sia variato di molto.
Anche il platino ha perso terreno (quotazioni al minimo dal 2009). Non si capisce perché visto che ci sarà un deficit di produzione (mancheranno quest’anno 235.000 once di metallo) di fronte ad una ripresa prevista sia per la gioielleria che per il settore automobilistico. Forse sul conteggio incidono le enormi scorte (si parla di 2,5 milioni di once) ancora accumulate dalle compagnie estrattrici.
Per chi fosse interessato è tornata su Discovery Channel la serie «La febbre dell’oro»: per la quinta stagione i concorrenti tornano a sfidarsi alla ricerca di pepite. Ma la serie dovrebbero girarla in Australia dove, ancora pochi giorni fa, è stata trovata una bella pepita di 2706 grammi.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1175,33 lunedì 09 e la minima di 1150,05 giovedì 12; il dollaro è stato scambiato a 1,0903 lunedì 09 e a 1,0468 venerdì 13.
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