La Cina come sempre, nel bene e nel male, condiziona i mercati mondiali. Dopo la svalutazione dello Yuan ecco il crollo della Borsa. Ma la colpa sarebbe tutta e solo di un giornalista, arrestato e costretto a confessare in televisione di aver scritto un articolo nel quale riportava dati economici errati…
«Un colosso dai piedi d’argilla» (Daniele, II, 31-35) come si diceva della ex Unione Sovietica? L’economia cinese sta ancora viaggiando a ritmi che nel resto del mondo non si arriverebbe a concepire neppure nei sogni più rosei (6,8% contro l’1,6 della Germania o il 2,5 degli Stati Uniti tanto per dire!), ma è chiaro che un rallentamento, prima o poi, sarebbe stato inevitabile (era il 10,6 nel 2010).
Dei crolli in borsa ha beneficiato un poco l’oro, ma neppure più di tanto.
Secondo il rapporto rilasciato ad agosto dal WGC, nel secondo trimestre la domanda mondiale di oro è scesa del 12% (-14% la gioielleria e -11% gli investimenti). Forte il calo da parte di India (-3%) e soprattutto della Cina (-25%) compensata in minima parte dalla richiesta europea (+14%) per via della persistente crisi, politica ed economica.
In crisi sono anche le miniere del Sud Africa: l’Anglo Gold Ashanti ha dichiarato una perdita, nel primo trimestre, di 142 milioni di dollari, la Harmony Gold Mining di 352. Le cause sono la maggior difficoltà a scavare per via delle profondità sempre maggiori dei giacimenti, l’aumento dei costi dell’elettricità e degli stipendi, l’obsolescenza dei macchinari.
Sabato 5 si è aperta VicenzaOro che terminerà mercoledì 9. Il tema portante di questa edizione si chiama «Gold Alchemy»: chissà se si troverà la formula magica che farà ripartire il settore!
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1146,46 martedì 01 e la minima di 1117,92 venerdì 04; il dollaro è stato scambiato a 1,1325 martedì 01 e a 1,1092 giovedì 03.
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