Ormai sono i «rumors» che condizionano i mercati.
Due esempi. Settimana scorsa si è verificato un improvviso calo delle quotazioni dell’oro, è bastato semplicemente che uno dei presidenti della Fed dicesse che i tassi americani avrebbero dovuto essere ormai all’1,5% che subito i mercati hanno venduto metallo giallo (la quotazione è scesa sotto i 1300 $/oz) e si sono buttai sul dollaro. Oppure, sempre la scorsa settimana, è bastato che si diffondesse la voce che la BCE avesse deciso di ridurre l’acquisto di bond e titoli di stato per mettere in subbuglio i mercati finanziari e la smentita, ufficiale, non ha riportato del tutto la calma.
Nonostante il calo, anzi, grazie anche a questo, Goldman Sachs ritiene l’oro un’ “opportunità strategica d’acquisto”. E c’è anche chi sostiene che il brusco calo dell’oro sia stato orchestrato notando Jumping house for sale che le vendite (1000 tonnellate) hanno riguardato unicamente i «paper gold» e dunque non l’oro fisico. Dietro alla manovra le grandi banche che, in questo modo, vorrebbero dare la sensazione che non ci sono crisi in atto (mentre l’oro è da sempre visto come un bene rifugio): ma si, «va tutto bene, madama la marchesa»!
Dati negativi arrivano da Arezzo: gli ultimi tre mesi hanno visto un calo del 10,4% degli ordini, che si somma a quello del 5,9% già registrato nei primi sei mesi dell’anno. Colpa soprattutto della diminuzione degli ordini da Dubai e da Hong Kong. Il calo per Vicenza è stato invece stimato al 14% e del 21% per Valenza.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1319,16 lunedì 03 e la minima di 1245,23 venerdì 07; il dollaro è stato scambiato a 1,1241 lunedì 03 e a 1,11706 venerdì 07.
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