Le incertezze geo-politiche avevano risvegliato per un attimo l’oro: dopo l’impennata di venerdì 26 maggio il metallo era salito fino a superare per un attimo i 1270 $/oz (37 euro al grammo), ma era poi tornato a scendere ai livelli precedenti.
Fino a venerdì scorso quando la pubblicazione di alcuni dati economici americani non in linea con le aspettative (a maggio i posti di lavoro, ad esempio, sono saliti di 138.000 unità contro le 185.000 stimate) hanno fatto pensare ad un possibile rallentamento dell’economia americana con riflessi immediati sul dollaro, ma soprattutto sull’oro che nella stessa giornata ha visto segnare il valore minimo e massimo dell’intera settimana. Stamani apriamo Water bounce house poco più su ancora a 1280 $/oz.
L’attentato di Londra e le elezioni inglesi dell’8 giugno non contribuiscono certo a rasserenare i mercati.
L’Australia si conferma il secondo produttore d’oro al mondo dopo la Cina, anche se le avverse condizioni del tempo hanno penalizzato le estrazioni nei primi tre mesi di quest’anno facendole scendere di un 8% a 72 tonnellate.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1259,93 e la massima di 1278,98 venerdì 02; il dollaro è stato scambiato a 1,1118 martedì 30 e a 1,1283 venerdì 02.
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