La frenata della FED sull’aumento dei tassi d’interesse ha prodotto un calo dei rendimenti dei titoli di stato americani favorendo in parte l’oro.
In parte perché contemporaneamente il dollaro si è rafforzato sull’euro attirando investitori e si conosce lo storico rapporto, inversamente proporzionale, che intercorre tra dollaro ed oro.
I dati diffusi mercoledì dal Dipartimento del Commercio americano dicono che i consumi interni sono si aumentati, ma è il dato più basso degli ultimi cinque anni. In generale la crescita (PIL) rallenta: 2,2% nei primi tre mesi dell’anno contro il 2,9% degli ultimi tre del 2017.
Intanto Trump ha imposto dazi all’Europa, le borse hanno subito perso qualcosa, ma l’oro non ne ha tratto beneficio. Solo per l’acciaio e l’alluminio il costo per l’Italia potrebbe essere di 170 milioni di euro.
Da segnalare la crescita del distretto orafo di Arezzo: nei primi tre mesi di quest’anno le imprese del settore sono diventate 1203 (contro le 537 di Vicenza e le 755 di Valenza). I dipendenti sono così saliti a 7797 con un aumento di 200 unità (sono 4500 a Valenza e 4000 a Vicenza).
Buone notizie da Dubai: è stata abolita la tassa del 5% che gravava sull’importazione di oreficeria sostituendola con il meccanismo dell’inversione contabile; questo dovrebbe far ben sperare per le nostre esportazioni dopo tre anni di costante calo.
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1311,25 martedì 29 e la minima di 1293,67 venerdì 01; il dollaro è stato scambiato a 1,1726 lunedì 28 e a 1,1520 martedì 29.
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