Un oro che, all’inizio di settimana, ha continuato a scendere e a salire, non grosse oscillazioni per la verità, ma una continua variazione a indicare comunque la debolezza di fondo dei mercati. Poi l’impennata.
Si attendeva giovedì la decisione della Fed sui tassi, nessuno si aspettava che potessero venire alzati ed infatti così è stato. L’oro ha guadagnato qualcosa (+10 $/oz), ma non molto perché, appunto, l’esito era scontato.
Al contrario un maggior impatto sulle quotazioni l’ha invece avuta la decisione della Banca Centrale giapponese di non rafforzare gli stimoli all’economia, cosa che invece i mercati si aspettavano.
Chiaro che più a lungo i tassi rimarranno bassi e più l’oro ne trarrà beneficio.
Continua a crescere la domanda d’oro da parte della Cina: nel mese di marzo ha importato da Hong Kong 64 tonnellate di metallo contro le 43 di febbraio (secondo alcuni analisti Commercial inflatable water slides for sale però ciò è dovuto in buona parte alle festività per il nuovo anno solare). Pur essendo il più grande produttore la Cina sta importando un quarto della produzione mondiale.
E l’India non rimane indietro: dal 31 marzo 2015 al 31 marzo 2016 ha importato oro per 926 tonnellate e questo nonostante tutti i tentativi del governo di disincentivare l’acquisto del metallo giallo.
La quotazione minima dell’oro in dollari/oz è stata di 1231,31 lunedì 25 e la massima di 1294,40 venerdì 29; il dollaro è stato scambiato a 1,1228 lunedì 25 e a 1,1453 venerdì 29.
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