L’oro continua a rimanere in una sorta di limbo con aggiustamenti attorno ai 1250 $/oz., più marcata invece la differenza del prezzo in euro.
Il risultato delle elezioni in Grecia pare non abbia inciso particolarmente sulle quotazioni del metallo. Piuttosto ad impensierire sono il calo, per il secondo mese consecutivo, dell’attività manifatturiera cinese e la diminuzione dei consumi negli Stati Uniti (le vendite dell’America Eagle da parte water trampoline with slide della zecca americana hanno fatto segnalare un -11% a gennaio). In compenso pare vada molto bene la vendita di lingotti in Cina in questo momento, probabilmente per le festività del nuovo anno, mentre la Russia si segnala per aver acquistato più di 150 tonnellate di oro, il maggior acquisto dai tempi dell’unione Sovietica.
Tutto un altro discorso per le borse che un giorno corrono e quello dopo crollano (e questa incertezza non può che favorire l’oro). E naturalmente c’è sempre la crisi ucraina dietro l’angolo…
E così, alla fine, i piatti quasi si bilanciano.
Intanto si avvicina la data che vedrà andare in soffitta il vecchio fixing dell’oro. Come avevamo già spiegato in un precedente articolo, dopo quello dell’argento verrà inaugurata l’era digitale anche per ciò che riguarda la determinazione del prezzo dell’oro. Notizia è che, tra quanti contribuiranno al fixing, ci sono ora anche tre banche cinesi.
E dopo la multa di 1,3 miliardi di dollari patteggiati da Standard&Poor’s, ora il Dipartimento di Giustizia americano ha messo sotto accusa anche Moody’s. L’accusa è sempre la stessa, aver manipolato le stime di rating. E i mercati continuano a pendere dalle loro labbra…
La quotazione massima dell’oro in dollari/oz è stata di 1283,58 martedì 03 e la minima di 1231,21 venerdì 06; il dollaro è stato scambiato a 1,1306 lunedì 02 e a 1,1503 martedì 03.
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