Previsioni sui metalli preziosi nel 2° semestre 2014

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(REPORT DI HERAEUS – traduzione a cura di 8853 S.p.A.) 

ORO  lug. – dic.: 1.290 $/oz  – Massimo: 1.390 $/oz –  Minimo: 1.175 $/oz

Nella prima metà del 2014 il prezzo dell’oro si è mosso in un range relativamente ristretto, tra 1.198 e 1.391 dollari l’oncia (la previsione di Heraeus per il primo semestre è stata 1.175 – 1.390 $/oz). Nel corso di questi sei mesi ha registrato un incremento del 9%, segnando uno sviluppo positivo che, tuttavia, non è bastato a farlo uscire dalla situazione di costante declino in cui si trova. I precedenti driver stanno wibit inflatable water park for sale puntando con troppa forza verso una ritirata. Dall’inizio dell’anno la banca centrale statunitense ha messo in moto la sua politica di tapering e ha ridotto l’acquisto di titoli di 10 miliardi di dollari al mese. Quindi, come previsto, la FED si avvia a concludere il suo programma di Quantitative Easing entro la fine di quest’anno. Ad ogni modo, la reazione del mercato all’operazione, più volte discussa, del tapering è contenuta, la fine degli acquisti obbligazionari è già data per scontata.

Così, mentre si assiste alla fine dell’era del denaro a basso costo nella zona del dollaro, la combinazione dei toni generalmente pessimisti di Janet Yellen con la dichiarazione che per il momento i tassi di interesse non saranno aumentati tende ad avvantaggiare l’oro. Lo sviluppo economico degli Stati Uniti resterà oggetto di attenta osservazione nei mesi a venire, al fine di capire se l’attuale politica dei tassi di interesse della FED rimarrà tale o cambierà. Dopo il difficilissimo avvio economico di quest’anno, l’aspettativa del mercato è che per il secondo semestre si registri un PIL migliore, cosa che successivamente rafforzerà il dollaro USA a discapito dell’oro.
Un simile contesto dovrebbe contribuire a rendere ancora più rigida la posizione già critica degli investitori nei confronti dell’oro. Dopo un leggero aumento degli ETF nel periodo iniziale, come previsto, il resto del primo semestre del 2014 è stata caratterizzata da outflow netti. Nonostante ciò, questa tendenza è stata molto più lenta e di volume ridotto rispetto all’anno precedente. Negli ultimi tempi non ha più prevalso il bisogno di un “porto sicuro” e i massimi storici nei mercati azionari riaffermano che gli investitori stanno tornando a preferire classi di asset a rischio più elevato. Le tensioni geopolitiche in Crimea o la crisi irachena in corso al momento della stesura di questa relazione non hanno condotto alla stessa ricerca di “sicurezza” cui si è assistito durante la crisi delle banche e dell’Euro. L’influenza esercitata da queste tensioni è notevolmente inferiore a quella dei pericoli finanziari ed economici ed è utile all’oro solo nel breve e medio termine. Dopo quella degli Stati Uniti, anche la prospettiva per l’Europa è migliorata, pertanto attualmente la necessità di oro fisico come investimento sicuro ha subito un certo ridimensionamento.
Date queste premesse, nei mesi futuri attendiamo un’ulteriore riduzione nelle riserve di ETF. Ciononostante, l’offerta non dovrebbe essere toccata tanto come l’anno scorso. Questo s’inserisce nel presente panorama della domanda  proveniente dall’Asia, dalla Cina in modo particolare, dove sin dall’inizio dell’anno (e più ancora dopo il Capodanno cinese) la domanda è stata cauta. Nella prima metà dell’anno i premi si sono ridotti di conseguenza. Dopo che gli outflow di ETF nel 2013 sono stati assorbiti dalla domanda straordinaria, ora i caveau sono pieni e la domanda è, come previsto, più bassa. Tuttavia continuiamo a vedere nella Cina il primo consumatore mondiale, anche quest’anno in posizione dominante rispetto all’India. A seguito delle recenti elezioni, in India sono complessivamente aumentate le possibilità che si verifichi un alleggerimento graduale delle restrizioni sulle importazioni di oro, purché non continui lo sviluppo del prezzo del petrolio dovuto alle tensioni in Iraq. Occorrerà attendere per vedere quanto di ciò che è stato promesso sia stato semplice propaganda elettorale e quanto frutto di sincere intenzioni. Infine, il nuovo governo dovrà anche adottare delle misure per risanare il deficit della bilancia commerciale, perciò ci aspettiamo solo un modesto alleggerimento. Sebbene la stagione dei matrimoni sia alle porte, per i motivi suddetti la domanda ufficiale verrà mantenuta “artificialmente” bassa. Nonostante tutto, riteniamo che grazie a questi eventi stagionali nella seconda parte dell’anno la domanda sarà più forte. Non s’interromperà, dunque, il movimento complessivo nel centro di gravità della domanda dall’Occidente verso l’Oriente.
Il primo trimestre ha dimostrato che le banche centrali, contro ogni aspettativa, tendono ad essere acquirenti netti più forti rispetto al 2013. Dovremo attendere per capire se questa tendenza continuerà per il resto dell’anno, ma le nostre aspettative puntano in tale direzione.
In termini di offerte secondarie, a prezzi superiori a 1.300 dollari l’oncia abbiamo ripetutamente visto interesse alla vendita di oro. In generale, comunque, anche nella seconda metà dell’anno l’offerta riceverà poco sostegno dal riciclo di avanzi di oro.
Fondamentalmente, l’oro si è stabilizzato nel primo semestre. Nel secondo vi sono possibilità di una maggiore volatilità all’interno del range. I vari fattori che influiscono sul prezzo sembrano relativamente ben bilanciati; non prevediamo pertanto estreme variazioni. Date queste circostanze, riconfermiamo la nostra prognosi per il primo semestre e prevediamo fino alla fine dell’anno un valore minimo di 1.175 $/oz, una media di 1.290 $/oz con un potenziale di rialzo fino a 1.390 $/oz.

ARGENTO   lug. – dic.: 20,80 $/oz  – Massimo: 24,50 $/oz  – Minimo: 18,50 $/oz

In modo analogo all’oro, anche l’argento ha recuperato valore nella prima metà di quest’anno (+8%). Il metallo ha avuto il sostegno del maggiore interesse da parte degli investitori e della crescita negli ETF che ne è conseguita. Mentre l’oro ha subito pesanti outflow nel corso dell’anno passato, per l’argento non prevediamo un sell-off della stessa portata nei mesi a venire. Ci aspettiamo invece che i suoi livelli rimangano stabili. Lingotti e monete da investimento potrebbero acquisire popolarità nella seconda metà dell’anno, ma in ogni caso la loro influenza sarà inferiore in confronto all’anno scorso. Dopo aver assistito a una performance dell’argento peggiore rispetto all’oro nei mesi tra febbraio e maggio (il ratio è passato da 60,30 a 67,50), ora riteniamo probabile che il ratio manterrà la tendenza acquisita di recente che lo vede muoversi verso la media di 58,25 (2012 -2014) e che di conseguenza porterà l’argento a superare l’oro. Se si riproponesse la situazione di forte indebitamento delle nazioni UE, l’acquisto di beni rifugio darebbe nuovamente sostegno a questo metallo.
Data la ripresa della crescita dell’economia globale prevediamo un leggero aumento della domanda industriale per la seconda metà dell’anno. Le scorte derivate dal riciclo dovrebbero restare a livelli bassi, come nel 2013. Di  conseguenza, dovrebbe persistere il deficit fisico a livello mondiale già riferito nel rapporto World Silver Survey 2014, benché non vi sia motivo di temere una reale carenza di metallo fisico date le riserve esistenti.
Il posizionamento nelle speculazioni ha fatto sì che il prezzo si abbassasse fino a 19 $/oz nella prima metà dell’anno, periodo in cui non è invece stato superato il test del minimo del 2013 di 18,21 $/oz che noi ci aspettavamo. Le operazioni di short-covering hanno fatto sì che la seconda metà dell’anno inizi a un livello di prezzo pari a 21 $/oz. Se i livelli sfonderanno i 22 $/oz  s’innescherà probabilmente un meccanismo di price-hedging che limiterà ulteriori guadagni. Prezzi inferiori a 19 $/oz si sono dimostrati validi entry-level. Rispetto alla prima parte dell’anno, nei mesi a venire prevediamo prezzi leggermente più alti, compresi in un range di 18,50 $/oz – 24,50 $/oz, con un prezzo medio di 20,80 $/oz.

PLATINO   lug- -dic.: 1.460 $/oz  – Massimo: 1.575 $/oz  –  Minimo: 1.325 $/oz

Come abbiamo già spiegato nel nostro documento di previsione per il primo semestre 2014, vi sono tre criteri principali che influiscono sul prezzo del platino e questi manterranno il loro ruolo predominante anche nella seconda metà dell’anno. Tra questi, quello che esercita il peso maggiore è lo sciopero dei minatori che dura da cinque mesi e per il quale, nella settimana 26, è stato infine annunciato il raggiungimento di un accordo. Lo sciopero ha portato a una perdita di produzione di oltre 950.000 once di platino. Nonostante l’intesa tra i giganti del platino Anglo American Platinum, Lonmin e Impala Platinum e il sindacato radicale AMCU, restano alcune questioni da definire, compresa quella molto delicata dei tagli dei posti di lavoro. Il fatto che sia stato trovato un accordo non significa che si verificherà un calo immediato del prezzo del platino. Tenendo conto della necessità di “riordino”, ci vorranno mesi perché la produzione possa essere riportata ai suoi livelli normali. Ci si può aspettare che il deficit di platino nel 2014 raggiungerà un minimo di 1,3 milioni di once. Sulla base di quanto detto, prevediamo che il platino sarà ben supportato anche nel secondo trimestre dell’anno, grazie  soprattutto al permanere del deficit di offerta.
Inoltre, il prezzo del platino sta ricevendo valido sostegno dall’ingente domanda industriale. Questo metallo, utilizzato nelle marmitte catalitiche dei veicoli diesel, è attualmente supportato specialmente dalle industrie automobilistiche europea e cinese, nelle quali si è assistito a un incremento delle immatricolazioni rispetto all’anno scorso. Infine, come abbiamo sottolineato nel nostro precedente rapporto, è aumentato anche l’appetito degli investitori per gli ETF legati al platino, fattore che ha dato ulteriore spinta positiva al metallo.
Attualmente l’ETF dell’ABSA sul platino detiene 1,2 milioni di once; alla fine del 2013 le riserve di questo ETF si aggiravano su 900.000 once. Nel complesso per il platino si prospetta un quadro positivo anche nella seconda metà dell’anno, principalmente grazie al supporto della situazione in Sud Africa, per quanto concerne sia la domanda industriale sia quella per gli investimenti.
Rispetto al primo semestre, ci aspettiamo che le quotazioni di questo metallo rimangano entro un range più stretto, vale a dire tra 1.325 $/oz e 1.575 $/oz, con una media di 1.460 $/oz.

PALLADIO  lug. – dic.: 850 $/oz  – Massimo: 950 $/oz – Minimo: 750 $/oz

Il palladio è stato il metallo prezioso più stabile nel 2013 e rientra già nella rosa dei vincitori per il 2014. È dall’inizio dell’anno che il suo valore ha un andamento al rialzo e a giugno ha toccato 862,50 $/oz, il livello massimo mai raggiunto da febbraio 2011. Il palladio è stato influenzato fortemente dagli accadimenti in Sud Africa e in Russia, la quale è il maggior produttore mondiale di palladio. Viste le possibili sanzioni contro la Russia motivate dalla crisi in Crimea, il Paese continua a essere considerato un fornitore di palladio incerto. Nemmeno questo metallo sarà soggetto a tendenze al ribasso causate dall’accordo tra le miniere di platino sudafricane e il sindacato AMCU in Sud Africa, dal momento che, prima che la produzione possa ripartire, restano ancora molte questioni da affrontare nei mesi a venire, tra cui lavori di riparazione e la formazione professionale dei minatori. Finora le perdite di produzione di palladio dovute allo sciopero in Sud Africa hanno raggiunto l’ammontare di 530.000 once. Thomson Reuters GFMS prevede che il deficit di palladio del 2014 si aggiri su 1,3 milioni di once. Se analizziamo la richiesta, si può notare come l’industria automobilistica nei mercati emergenti stia svolgendo un ruolo centrale per la determinazione del prezzo del palladio, poiché la domanda di autoveicoli mostra una crescita apprezzabile.
Altrettanto positive appaiono le prospettive per l’industria automobilistica USA, dove il palladio è impiegato nelle marmitte catalitiche dei veicoli a benzina. Quest’aumento della richiesta di catalizzatori per auto in futuro rivestirà un ruolo dominante anche rispetto alla domanda di palladio, dato che oltre due terzi della richiesta è assorbita dalle applicazioni nel diesel. Per giunta, i regolamenti sulle emissioni Euro VI esercitano un sempre maggiore peso sull’industria automobilistica; con queste premesse, anche in futuro il palladio potrà continuare a sperare in una buona domanda da parte di questo settore industriale. Si consideri inoltre che la domanda ai fini d’investimento, inizialmente contenuta, si è intensificata e l’ETF sul palladio della banca sudafricana ABSA attualmente si compone di 412.000 once del metallo. Questo aumento di interesse si basa sulle aspettative positive degli investitori rispetto alla domanda industriale. Dal momento che occorreranno molti mesi prima che la produzione in Sud Africa riesca a tornare a livelli normali, il palladio dovrebbe conservare il suo buon andamento anche nel secondo semestre avendo, in più, il sostegno che gli deriva dalla domanda positiva dell’industria automobilistica. In conclusione, la nostra previsione per la seconda metà dell’anno è più alta e vede per questo metallo quotazioni comprese tra 750 $/oz e 950 $/oz (media di 850 $/oz).

EURO/DOLLARO   lug. – dic.: 1,3350 – Massimo: 1,3800 – Minimo: 1,3000

Lo scenario macroeconomico si è sviluppato secondo le previsioni: dopo il forte calo del PIL nel primo trimestre, la crescita USA è in fase di recupero, la disoccupazione si è ulteriormente ridotta e il piano della Federal Reserve per una riduzione graduale del suo programma di Quantitative Easing è pronto. Si attendono picchi dei tassi d’interesse in alcuni periodi del prossimo anno, in periodi che non sono però ancora precisamente identificati.
Dall’altra parte, la zona dell’Euro fronteggia una situazione caratterizzata da elevata disoccupazione, crescita moderata, inflazione troppo bassa e indebitamento elevato da parte di alcuni Stati membri. Di conseguenza, nella prima metà dell’anno la BCE è stata più aperta all’adozione di misure straordinarie volte a stimolare la crescita. Non sono previsti aumenti dei tassi d’interesse fino al 2016. La nostra prognosi di 1,39 per il 1° semestre si è rivelata corretta e da maggio l’Euro si è indebolito in modo considerevole. Manteniamo dunque la nostra previsione secondo cui il rapporto euro – dollaro si indebolirà ulteriormente, nella fattispecie verso la fine dell’anno si dovrebbe assistere ad un’accelerazione di questo processo, dal momento che le divergenze di politica delle banche centrali sulle due sponde dell’Atlantico appaiono giorno dopo giorno sempre più nette. Per il 2° semestre riteniamo che il cambio dell’euro sul dollaro si attesterà su un valore medio di 1,3550 con valori massimi e minimi di 1,3800 / 1,300.

 

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by TriplaW
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