Il report di Heraeus

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Vi proponiamo l’ultimo “punto della situazione” redatto dalla nostra consociata in data 16 dicembre.
Le loro valutazioni possono aiutarci a farci un idea più chiara su quello che potrà essere l’andamento dei metalli.
Buona lettura e ancora buone feste.

ORO

Subito dopo il nostro ultimo rapporto del 2 dicembre l’oro ha realizzato ulteriori guadagni e i data 3 dicembre ha realizzato il record assoluto di $1.226 all’oncia.Il metallo giallo ha poi perso vigore: domanda in ribasso, aumento delle liquidazioni, assenza di de-hedging da parte di compagnie minerarie e mancanza di supporto della valuta hanno portato a notevoli perdite di valore del metallo.
Persino i possessori di ETF e gli speculatori hanno abbandonato il metallo giallo – forse rendendosi conto che il forte aumento delle ultime settimane poteva essere stato eccessivo. A causa della continua assenza di movimento al rialzo questi ultimi hanno cominciato a liberarsi di parte dei propri titoli già durante la prima settimana di dicembre. E il rafforzamento del dollaro Usa contro l’Euro (da 1,5140 a 1,4825) a seguito della pubblicazione dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti ha causato ulteriori problemi all’oro. Un segnale della diminuita fiducia nel metallo giallo è stato forse il fatto che le posizioni degli ETF al più grande ETF SPDR Gold Trust hanno subito un calo di 10 tonnellate tra il 3 e l’8 Dicembre.
L’andamento negativo ha continuato per quasi tutti i dieci giorni, e ad eccezione di una breve ripresa, l’oro ha infine toccato i $1.110 all’oncia. Con queste perdite l’oro ha confermato in parte il nostro scetticismo espresso nel rapporto precedente. Fino ad ora il metallo è riuscito a mantenersi sopra il livello di $1.080 all’oncia già menzionato in precedenza; da quel momento in poi questo livello di supporto risultante da una tendenza a lungo termine è aumentato fino a circa $1.094 all’oncia.
Se questo livello verrà messo alla prova prima di Natale dipenderà per la maggior parte dal dollaro americano. Se quest’ultimo dovesse continuare a rivalutarsi (specialmente in vista della pubblicazione dei dati sull’inflazione prevista oggi pomeriggio) l’oro potrebbe subire un’ulteriore pressione . Se però il dollaro americano dovesse stabilizzarsi o forse perdere nuovamente valore, il prezzo dell’oro potrebbe consolidarsi tra $1.110 e $1.140 all’oncia.
In questo contesto i segnali lanciati dalla US FED relativi ad una futura politica sui tassi di interesse avranno un ruolo molto importante. Di recente Ben Bernanke – Presidente della FED- non ha escluso un aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Martedì scorso Bernanke ha dichiarato che se l’economia continuerà la sua fase di ripresa, un aumento degli interessi sarebbe da considerarsi appropriato. Un’eventuale fine della politica “del denaro a basso costo” produrrebbe un aumento dei costi derivanti dal mantenimento di titoli in oro (senza interessi) e porterebbe ad una riallocazione delle attività investite nell’oro verso titoli ad alto interesse come i bond.
A breve termine, gli investitori istituzionali potrebbero avere altre motivazioni per effettuare vendite di realizzo con i propri investimenti in oro. Dal livello minimo di $801,65 all’oncia toccato a gennaio fino al massimo raggiunto all’inizio di dicembre l’oro produceva un rendimento del 53%; dal suo livello intermedio del 26 agosto a oltre il 31% e nelle sei settimane prima del suo livello massimo un rendimento del 20%. A prescindere dalla situazione dei tassi di interesse, queste percentuali rappresentano un forte incoraggiamento per molte società di gestione a realizzare dei profitti, tanto più con l’avvicinarsi della fine dell’anno finanziario.
Quello che potrebbe mettere i prezzi dell’oro sotto pressione potrebbe altrettanto facilmente spostare gli investimenti nella direzione opposta all’inizio dell’anno prossimo. A quel punto i dirigenti delle società di gestione dovrebbero mettere a punto le loro strategie per il 2010 e non si può escludere che chi si sia fatto scappare l’occasione del boom dell’oro nel 2009 possa ora entrare in gioco e dare al metallo giallo una forte spinta al rialzo. Se tale scenario sia possibile diverrà evidente all’inizio del nuovo anno.
Poche sono le notizie provenienti dalla zona geografica fondamentale: il Sud Africa ha prodotto il 5,8% in meno di oro in ottobre rispetto all’anno precedente. La Cina d’altra parte ha aumentato la propria produzione di oro da gennaio a ottobre del 14,1%. In questo periodo sono state prodotte 254,6 tonnellate di oro e gli osservatori del mercato non escludono che il più grande produttore di oro al mondo potrebbe toccare il traguardo delle 300 tonnellate entro la fine di quest’anno.
La Banca Centrale Russa ha poi annunciato che comprerà 30 tonnellate dell’oro di stato.

ARGENTO

Durante gli ultimi 12 giorni l’argento si è mantenuto al passo con l’oro e come spesso succede ha subito delle fluttuazioni in percentuale molto più ampie rispetto al suo metallo parente. Così come l’oro, all’inizio il metallo bianco ha realizzato un nuovo massimo ciclico di $19.22 all’oncia in data 3 dicembre; tale record è tuttavia molto al di sotto del prezzo massimo realizzato nel 2008. E naturalmente il metallo è lontano anni luce dal suo massimo assoluto di $50.00 realizzato nel gennaio 1980.
Nel corso di questo periodo il metallo ha continuato a perdere terreno e venerdì scorso è sceso persino sotto a $17 all’oncia. Con una continua volatilità l’argento ha riguadagnato parte del terreno perso nelle ultime 48 ore; a questo punto è stato sostenuto non solo da attività speculative, ma anche dal decollo dell’industria. Le industrie usavano ordinativi di approvvigionamento per coprire la loro domanda a prezzi relativamente bassi.

PLATINO

Nelle ultime due settimane il Platino ha seguito l’andamento dell’oro; cioè inizialmente ha subito notevoli perdite per poi riprendersi in modo considerevole nelle ultime 48 ore. Il prezzo massimo raggiunto nel periodo di riferimento del rapporto era di $1.507,00 in data 3 dicembre mentre il prezzo più basso sei giorni dopo era di $ 1.399 per oncia.
Non sono previsti né forti richieste né coinvolgimenti di nuovi investitori prima della fine di quest’anno. Il prezzo del platino nei prossimi giorni dovrebbe quindi variare tra $1.420,00 e $ 1.480,00 per oncia.
Dovremo attendere a medio termine per vedere come si comporteranno i grandi possessori di titoli a lungo termine sul mercato dei future di New York (NYMEX). Se questi dovessero decidere di effettuare delle vendite di realizzo la minaccia di un’altra riduzione del prezzo diventerebbe reale. E sarà solo a seguito di tale mossa che gli utenti industriali finali e specialmente i produttori di gioielli cinesi, che hanno fortemente sostenuto il prezzo nel corso della maggior parte dell’anno, verranno nuovamente in aiuto del metallo.
In Novembre la situazione per i mercati dell’auto non è stata eccessivamente negativa almeno per quanto riguarda le vendite dei metalli del gruppo platino. In Europa l’aumento registrato è stato del 26,6% (confrontato però con un anno precedente debole) con 1,182 milioni di veicoli. Nei primi 11 mesi del 2009 sono stati registrati in Europa 14,406 milioni di veicoli, solo il 2,8% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008.
La tendenza per singola regione è stata notevolmente diversa nello scorso mese: mentre l’Europa Occidentale ha realizzato un aumento di oltre il 30%, le nuove registrazioni nei nuovi membri EU sono diminuite quasi del 17%.
Un aumento del 26,6% in Europa non sembra poco ma da un certo punto di vista è lontano mille miglia dai risultati registrati in Cina in novembre; anche paragonate ai risultati di un novembre pur debole nel 2008, le vendite del 2009 in Cina mostrano un aumento del 98,2% fino a 1,04 milioni di veicoli. Ad oggi la Cina ha realizzato un aumento del 49,7%: nei primi 11 mesi del 2009 sono stati venduti in Cina 9,23 milioni di nuovi veicoli.
Tali risultati rimangono irraggiungibili per molte altre regioni, incluso l’importante mercato degli Stati Uniti: a novembre sono stati venduti 746.928 veicoli, i.e. 140 veicoli in più rispetto a novembre 2008. La bella notizia tuttavia è che già per alcuni mesi il drammatico crollo dei prezzi si è fermato. A oggi gli Stati Uniti continuano a registrare una diminuzione del 24%. Per l’intero 2009 gli esperti prevedono vendite per 11 milioni di veicoli, una cifra decisamente superiore a quella stimata di 9 milioni di unità prevista in estate ma sempre molto inferiore ai 17 milioni del periodo pre-crisi.
Quest’anno tuttavia, come già detto in precedenza, il platino sembra aver tratto un minor vantaggio dai mercati internazionali dell’auto di quanto non abbia fatto il palladio. Ciò è dovuto al fatto che nel 2009 le auto alimentate a benzina hanno riguadagnato la palma d’oro, preferite tradizionalmente in Cina e negli Stati Uniti, ma di recente anche in Europa. Nel Vecchio Continente i motori diesel hanno sofferto, in quanto le auto aziendali diesel che hanno motori più grandi hanno perso percentuali di mercato; in passato questo segmento costituiva un fattore importante per la domanda di platino da parte dell’industria automobilistica italiana.

PALLADIO

All’inizio del mese anche il Palladio ha realizzato discreti guadagni raggiungendo quotazioni pari a $390 all’oncia; il valore più alto raggiunto dalla fine di luglio dello scorso anno.
Da quel momento in poi per i dieci giorni successivi il prezzo ha continuato a scendere fino a raggiungere ieri $354 all’oncia.
Se l’oro o il platino dovessero subire una forte correzione al ribasso anche il palladio ne soffrirebbe. In generale la prospettiva a lungo termine è a nostro avviso altrettanto positiva e perciò raccomandiamo agli utenti finali di coprire la propria domanda futura facendo ordini scaglionati nel tempo sul mercato dei future (es. Acquisti frazionati a $350, $340, e $310).
A medio termine la richiesta di palladio potrebbe anche aumentare a seguito dell’annuncio da parte dello Shanghai Gold-Exchange che intende introdurre un contratto specifico per il palladio a partire dal 2010. Questa iniziativa potrebbe contribuire a migliorare l’immagine di questo metallo bianco che in Cina viene tradizionalmente ritenuto un metallo per gioielleria surclassato dal platino, ed aumentare la richiesta di gioielli prodotti con il palladio.

RODIO, IRIDIO E RUTENIO

Il rodio, il più costoso dei metalli preziosi, non ha potuto mantenere i livelli di guadagno di novembre ed ha perso un notevole valore nel corso delle due ultime settimane. In certi momenti veniva quotato a $2.100 per oncia; il 25% in meno rispetto al prezzo massimo di novembre. Un prezzo così basso ha però stimolato la domanda ed il metallo ha già superato il prezzo di $2.300 all’oncia.
Nel corso delle ultime due settimane il rutenio ha subito variazioni insignificanti e viene trattato al momento al prezzo di $140 – $170 all’oncia; l’iridio è rimasto invariato a $400 – $440 all’oncia.

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by TriplaW
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