Abbiamo visto in un articolo precedente che sono molteplici le percentuali d’oro che vengono utilizzate in oreficeria, con l’argento invece il discorso è molto più semplice: il decreto n. 251 del 22 maggio 1999 fissa i millesimi consentiti in Italia per la lavorazione dell’argento e sono i titoli 800‰ e 925‰; sono ammessi titoli superiori, ma non inferiori.
Nel caso dell’argento bisogna soprattutto controllare i marchi perché spesso possono trarre in inganno: i titoli di 800 e 925 devono essere racchiusi all’interno di un logo ovale, essere preceduti dalla percentuale e seguiti dal titolo, ossia, ad esempio, «925‰Ag».
Qualsiasi altra indicazione potrebbe semplicemente indicare che l’oggetto è stato ricoperto d’argento mediante un bagno galvanico (trattamento brevettato a Birmingham nel 1840), in questo caso una legge del 1992 stabilisce che gli oggetti debbano riportare il marchio «D.G» (deposito galvanico) e «peso g» (peso dell’argento galvanicamente depositato) e non ammette l’utilizzo di termini quali argento o argenteria.
Bisogna poi conoscere i termini che più spesso vengono associati all’argento:
– Alpacca (detto anche argentone), lega di rame (50-60%), zinco (20-25%) e nichel (20-25%) argentata.
– Bilaminato, sottilissima lastra d’argento applicata su di un supporto (come per le cornici).
– Christofle, nota casa francese famosa per la tecnica e la qualità applicate alle sue leghe argentate.
– Peltro, non ha nulla a che fare con l’argento essendo una lega composta al 95% da stagno.
– Silverplate, ottone nichelato ed argentato
– Sheffield, lastra di rame racchiusa tra due sottili lastre d’argento (procedimento inventato a Sheffield nel 1742 e soppiantato poi dall’introduzione della galvanica).
– Sterling, così viene comunemente indicato il titolo di 925 millesimi.
Purtroppo negli ultimi anni l’argenteria ha conosciuto un grosso declino, soprattutto perché sono cambiati i gusti delle persone, ed è un vero peccato. Qualcosa ora si sta muovendo, anche se, molto probabilmente, solo come alternativa all’oro dato il valore del metallo giallo in questo momento.
Articoli correlati:
– L’argento e il suo impiego
– Le lavorazioni dell’argento
– La storia dell’argenteria
– Quale futuro per l’argento?
– Le 500 lire d’argento
– E l’argento?
Gennaio 18th, 2012 at 17:57
Vorrei sapere qualcosa di preciso sull’argento 6286.
C’è un bell’oggetto un vendita con questo titolo : argento 6286 (la dicitura riportata ‘ è esattamente la seguente: argento puro 6286″) , ma ho paura che possa essere una fregatura e non trovo niente in rete che possa chiarirmi le idee.
Voi potete dire qualcosa in merito ?
Grazie per qualunque attenzione.
Bettina Capello
Febbraio 2nd, 2012 at 16:35
I titoli dell’argento sono quelli riportati nell’articolo, “argento puro 6286” non vuol dire assolutamente nulla. Rimane aperta solo la possibilità che si tratti di un pezzo molto antico. Prima di acquistarlo cercherei d’informarmi presso un antiquario.
Marzo 14th, 2012 at 10:32
[…] correlati: – I titoli dell’oro – I titoli dell’argento – L’oro e il suo […]
Aprile 7th, 2014 at 09:38
[…] correlati: – I titoli dell’oro – I titoli dell’argento – L’oro e il suo […]
Giugno 29th, 2016 at 16:09
Ottimo articolo sull’argento. Personalmente vedo sempre più oggettistica argentata che vero argento.
Uno dei motivi è il dover pulire l’argenteria come le posate o i vassoi.
Saluti
Roberto
Dicembre 12th, 2016 at 22:45
Un oggetto di argento può non essere marchiato
Febbraio 24th, 2017 at 12:34
Complimenti bell’articolo,
spesso si fa molta confusione in merito all’argento (e all’oro) e molti poi incappano in fregature epocali.
Giugno 14th, 2021 at 14:53
In Italia ogni produttore è obbligato a punzonare il proprio marchio di riconoscimento (es. OROvilla ha 1748MI ed ex 360MI) ed il titolo legale del metallo che, nel caso dell’argento è 800 e 925.
Non è detto che l’oggetto non sia argento solamente perché non presenta alcun marchio, perché potrebbe provenire dall’estero o molto vecchio ma è un “segnale di allarme” in quanto potrebbe essere del semplice laminato d’argento.